In “Body of evidence” Paolo Woods" e Irene Opezzo scrivono un articolo dal titolo “This is the end”:

“Se l’essenza della fotografia è quella di registrare ciò che è “stato”, questo la rende indissolubilmente legata alla morte. Eppure, poiché in qualche modo ferma il tempo, ha qualcosa di immortale, ci ricorda in modo inquietante la nostra mortalità. Non sorprende quindi che, fin dall’invenzione del mezzo, la morte sia stata uno dei temi ricorrenti nel lavoro dei fotografi.”

Nel Treccani: “Immortalità: perpetuare nella memoria”.

E forse anche andare a quanto sta scritto nel Talmud: “Noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo” e Ludwig Wittgenstein che affermava: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”.

I tabù sono i nostri limiti, li definiscono e rappresentano la nostra concezione, la nostra percezione e rappresentazione della realtà.

Sono poche domande, 8, rispondere alle richiederà solo pochi minuti. 

Grazie se lo farete. 

olmo